Azioni di riforma del portafoglio danni, una preoccupazione per tutti gli intermediari
Le azioni di riforma del portafoglio danni
Si è animato un interessante dibattito in merito alle azioni di riforma del portafoglio danni messe in atto da tutte le Compagnie.Il nuovo anno si è aperto infatti all’insegna di una profonda riforma di questi portafogli. Le Imprese assicurative già alla fine dello scorso anno avevano dato segnali in questa direzione minacciando, o peggio, effettuando disdette sulle polizze sinistrate. Visti gli eventi che avevano colpito molte zone d’Italia, era chiara l’intenzione di aumentare i tassi dei contratti di assicurazione e di ridurre l’esposizione agli eventi più severi o che potevano essere considerati a maggior frequenza.
Se da un lato ci rinfranca venire a conoscenza che, ad esempio, il Sindacato Nazionale Agenti segue da vicino questa problematica, d’altro, abbiamo notato una sorta di campagna informativa tesa a “colpevolizzare” le azioni dei Gruppi aziendali, invece di indirizzarle e supportarle.
Nello specifico, ben poco piacevoli sono risultati gli articoli di Sna channel che hanno puntato il dito su due soli Gruppi Agenti in un quadro di totale coinvolgimento di quasi tutte le Compagnie.
Questo atteggiamento pone parecchi dubbi sulla tanto sbandierata unità sindacale all’interno dello SNA. Ancor prima della “tre giorni romana” con Ivass, sarebbe stato doveroso che lo SNA convocasse con urgenza il Comitato dei Gruppi Aziendali. Occorre preliminarmente confrontarsi e chiarirsi, occorre approfondire la questione, anche con l’ausilio di pareri legali specializzati. Il fine dovrebbe essere quello di istituire un percorso univoco per tutti i Gruppi aziendali, non certo quello di bacchettarli e/o invitarli a “denunciare” queste situazioni.
Fare proclami ed additare i presunti nemici, è da sempre gioco facile. Troppo facile.
Torniamo però al problema cercando anche di inquadrare la necessità delle nostre mandanti di mettere in atto questi provvedimenti. È comune tra le Compagnie la giustificazione dell’aumento dei costi di riassicurazione. Questa è indubbiamente una tendenza in atto a causa della frequenza e severità degli eventi naturali degli ultimi anni, che purtroppo si prevede possa continuare anche in futuro.
Non è però la sola causa, si affiancano, infatti, altri due aspetti da non sottovalutare, l’inflazione per l’aumento di materie prime e manodopera ed infine una maggiore consapevolezza dei rischi che hanno indotto le persone ad assicurarsi, portando ad una maggiore domanda di coperture assicurative e quindi ad un inevitabileaumento dei costi dei contratti di riassicurazione.
Prezzi adeguati sono dunque un prerequisito per offrire la migliore capacità assicurativa possibile e l’attività di riassicurazione globale per gli eventi catastrofali, continuerà comunque a registrare una correzione dei prezzi in aumento per il futuro. Le Compagnie che hanno mantenuto o ridotto la propria esposizione alle catastrofi naturali devono e dovranno fare i conti con un aumento della domanda dettata anche dalla assicurazione obbligatoria contro i rischi catastrofali. Lato mandanti è chiaro che i nodi vengono al pettine per le politiche assuntive messe in atto fino a ieri.
In questa situazione è iniziato per noi un periodo complicato che i rappresentanti dei Gruppi Agenti e delle Associazioni di categoria hanno evidentemente sottovalutato, visto che poco o niente è stato fatto fino ad ora sull’argomento. La lettera del Presidente SNA dello scorso 11 ottobre 2023 indirizzata all’IVASS ed avente ad oggetto: “Clausole di aggiornamento del premio alla scadenza contrattuale”, è stata fino ad oggi la sola iniziativa, per di più parziale. Quella lettera sfiorava il problema denunciando il collocamento di contratti con condizioni di polizza (con particolare riferimento ai rami elementari Rami Danni non-auto),soggette ad una indiscriminata facoltà delle Compagnie di variare unilateralmente il premio assicurativo in corso di contratto ovvero in occasione del suo (tacito) rinnovo.
A quelle osservazioni non è seguito nient’altro. Una “bandierina”che aveva indicato un problema, ma non quanto fosse ampio ed articolato.
Tutti noi conosciamo le difficoltà provocate dalla riforma massiva dei nostri portafogli che si traducono in enormi impegni per mantenere la stabilità delle agenzie e, non da meno, per salvaguardare la nostra immagine professionale.
Le Compagnie hanno sottovalutato le conseguenze di queste azioni di riforma forzate e, alla luce delle norme che tutelano i nostri Clienti, ci hanno messo in mano un “cerino acceso”. Ci riferiamo in particolare all’ambito dell’IDD e POG. Vale la pena ricordare che nello svolgimento dell’attività di distribuzione ed in particolare nell’offerta dei contratti e nella gestione del rapporto contrattuale, dobbiamo seguire specifiche regole di comportamento. Siamo tenuti al rispetto dei canoni di diligenza, correttezza, trasparenza e professionalità nei confronti dei contraenti e degli assicurati, osservando le disposizioni legislative e regolamentari. Dobbiamo acquisire le informazioni necessarie a valutare le esigenze assicurative dei contraenti ed operare in modo che questi ultimi siano sempre adeguatamente informati. La nostra attività d’intermediazione non deve arrecare pregiudizio agli interessi dei contraenti e degli assicurati ed al tempo stesso ci è fatto obbligo di rispettare le procedure e le istruzioni impartite dalle Compagnie.
Dobbiamo essere dei professionisti capaci di tutelare gli interessi dei clienti, garantire l’adeguatezza dei contratti offerti ed al tempo stesso non rischiare d’incorrere in sanzioni amministrative che possano pregiudicare l’equilibrio economico delle nostre imprese.
Tutto questo è molto complicato ma soprattutto rappresenta un grande freno al nostro principale obiettivo di offrire garanzie e protezione dai rischi, perché si riducono gli spazi di manovra e il nostro conto economico ne subisce le conseguenze. Ed ancora: Come possiamo sviluppare coperture assicurative se aumentano i premi dei rischi assicurati? Lato SNA abbiamo sentito dire più volte che l’aumento dei premi aumenta anche i portafogli, e questo sarebbe per loro un fatto positivo. Solo chi non opera tutti i giorni sul mercato, può fare affermazioni di questo tipo.
Il tema della “novazione contrattuale” è un altro aspetto, poco conosciuto, che può impattare anch’esso sul processo messo in atto dalle nostre mandanti. Vale la pena ricordare che trattasi dimodalità di estinzione di un’obbligazione preesistente, che avviene quando le parti sostituiscono all’obbligazione originaria una nuova obbligazione con oggetto o titolo diverso. La novazione contrattuale richiede la volontà delle parti (e sottolineo delle parti)di estinguere l’obbligazione precedente e di crearne una nuova, ciò deve risultare in modo non equivoco quando l’oggetto o il titolo è diverso.
Non è il caso di addentrarci in disquisizioni giuridiche di questo Istituto, ma è un rischio da non sottovalutare per le sue implicazioni pratiche collegate alla riforma dei portafogli. Provate ad immaginare su chi potranno ricadere le conseguenze delle azioni che i clienti potrebbero mettere in atto se il nuovo contratto,costando più del precedente per assicurare lo stesso rischio,conterrà limiti, scoperture e franchigie che peggiorano la garanzia stessa. La disdetta della Compagnia potrebbe risolvere il problema se non fosse che nella maggior parte dei casi è motivo d’interruzione di un rapporto fiduciario con il Cliente. Va soppesata la strada da percorrere.
Non crediamo ci siano soluzioni uguali per tutti a questi problemi,ma solo rischi da calcolare.
Speriamo di essere stati d’aiuto a far emergere le criticità per dare ad ognuno la possibilità di valutare con la giusta attenzione queste dinamiche. Occorrono azioni concrete per salvaguardare l’immagine, la professionalità e la stabilità economica della nostra attività.
Quando l’inevitabilità del cambiamento si fa improcrastinabile, senza le competenze ed il coraggio di affrontare le sfide, non si garantiscono i risultati. Ci permettiamo di avanzare l’ipotesi che anche queste carenze siano alla base della mancata negoziazione dell’ANA.